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Rispettare il Protocollo anti-Covid: uno scudo contro sanzioni, contenziosi, contagi e sospensioni dell’attività

di Franco Arborio e Alessandro Abbate

Quanto è importante seguire il Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro? Stiamo parlando di ottemperare a un obbligo normativo, ma anche di responsabilità del datore di lavoro nei confronti della salute dei dipendenti e – di conseguenza – della necessità di dare continuità al suo business.

I protocolli prevedono una serie di precauzioni che, se correttamente applicate, riducono ragionevolmente la possibilità che il virus Covid–19 possa entrare e diffondersi all’interno dell’organizzazione. Si tratta di creare una serie di muri di protezione: più solidi sono e maggiori saranno le garanzie di protezione dell’azienda.

La corretta applicazione dei protocolli ministeriali, oltre che proteggere il datore di lavoro dalla possibile introduzione e diffusione del virus, lo proteggono anche dal ricevere eventuali sanzioni nel caso in cui un dipendente dovesse comunque risultare positivo al virus.

Sanzioni, anche pesanti, che se applicate potrebbero mettere ulteriormente a rischio l’impresa.

Andiamo quindi a illustrare quali sono le responsabilità che gravano su Datore di Lavoro, sul medico competente e sull’RSPP.

Come spiega Arturo Maresca, ordinario di diritto del lavoro all’Università Sapienza di Roma “il legislatore ha assunto i protocolli come parametro esclusivo per la corretta prevenzione del rischio da contagio precisando che l’inadempimento al protocollo determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza” (art. 2 comma 6 del DPCM 26 aprile 2020)

Lo stesso concetto è stato ribadito dal Decreto-legge n° 33 del 16 maggio 2020 all’articolo 1 comma 14 e 15 14: “Le attività economiche, produttive e sociali devono svolgersi nel rispetto dei contenuti di protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in ambiti analoghi, adottati dalle regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali. In assenza di quelli regionali trovano applicazione i protocolli o le linee guida adottati a livello nazionale”.

Il rispetto del protocollo permette al Datore di lavoro di essere sufficientemente garantito e tutelato.

A suffragare l’importanza di rispettare i protocolli di prevenzione come sottolineato dal Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo “è il concetto della mancanza di correlazione automatica fra il riconoscimento dell’infortunio e la responsabilità del datore di lavoro. Per essere responsabile, dovrebbe non aver adottato le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale del lavoratore e deve sussistere un collegamento diretto fra il contagio e l’inosservanza delle regole da parte dell’azienda”.

La corretta e puntuale applicazione dei protocolli di sicurezza permette all’azienda di non subire da parte dell’INAIL la rivalsa se non in casi d’imputabilità a titolo quantomeno di colpa della condotta causativa del danno penale dell’impresa.

Attualmente non esiste quindi altra via da seguire se non il rispetto puntuale di tutti i dettagli raccolti nei protocolli i quali costituiscono non solo un obbligo, che se non rispettato porta a sanzioni pecuniarie o alla chiusura temporanea dell’attività, ma anche uno scudo contro il verificarsi di possibili contagi ed epidemie nell’ambito aziendale.

Se un dipendente infetto non è da solo sufficiente a dimostrare che il contagio sia avvenuto sul luogo di lavoro, più dipendenti infetti, operanti nello stesso reparto e ammalatisi nelle giuste tempistiche previste dal contagio da Covid-19 risultano un fattore che difficilmente può essere ignorato in fase giudiziaria.

È vero che è onere del lavoratore dimostrare la causalità tra il lavoro svolto e l’infortunio virulento da Covid-19 in cui è incorso, ma la non applicazione dei dettami del protocollo, sia pure in minima parte, fornisce un appiglio notevole in caso di contenzioso.

In caso di inadempimento alle misure contenute in uno dei protocolli e, contemporaneamente, di violazione ad una delle norme del D.Lgs. 81/2008, andrà applicata la procedura di cui all’art. 301 del D.Lgs. 81/2008 e conseguentemente le disposizioni di cui agli art. 20 e seguenti del D.Lgs. 758/1994, impartendo al trasgressore la prescrizione volta alla regolarizzazione della situazione antigiuridica.

Queste responsabilità, chiaramente in capo al Datore di Lavoro, ricadono a pioggia anche sulle spalle dell’RSPP e del Medico Competente in quanto figure di consulenza e punti di riferimento che devono essere necessariamente in prima linea nell’apprendere ed integrare le misure di tutela previste dal protocollo nelle procedure, nel DVR e nella realtà aziendale. Non farlo, soprattutto in un periodo di grande tensione come questo, è pericoloso quanto mettersi alla guida del proprio veicolo in stato di completa ebbrezza e sperare che non capiti nulla di male sul lungo percorso fino alla porta di casa.