Piano piano le aziende riprendono l’attività dopo la pausa estiva. Numerosi sono i provvedimenti normativi usciti in merito alle modalità da rispettare per la gestione del Covid 19 (se vuoi approfondire tale tematica scopri il nostro software S.C.A.N.
Come EcoSafe abbiamo cercato di analizzare e sintetizzare le varie informazioni riportandole nel seguente articolo.
Uno degli aspetti più caldi, in questo momento, è il tema delle mense e dei locali consumo pasti.
Cosa dobbiamo considerare per “mensa aziendale”? Quali sono le condizioni che determinano l’obbligo di green pass? In che modalità si può verificare il possesso di quest’ultimo rispettando la privacy del lavoratore?
Queste sono alcune delle domande che ci pongono le aziende dal momento in cui è stato dichiarato che in “servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per il consumo al tavolo al chiuso” sarebbe stato obbligatorio esibire la certificazione verde.
La definizione inizialmente non appare chiara, e, in risposta ai dubbi, ecco che arriva una FAQ del Governo
Per la consumazione al tavolo nelle mense aziendali o in tutti i locali adibiti alla somministrazione di servizi di ristorazione ai dipendenti pubblici e privati è necessario esibire la certificazione verde COVID-19?
Sì, per la consumazione al tavolo al chiuso i lavoratori possono accedere nella mensa aziendale o nei locali adibiti alla somministrazione di servizi di ristorazione ai dipendenti, solo se muniti di certificazione verde COVID-19, analogamente a quanto avviene nei ristoranti. A tal fine, i gestori dei predetti servizi sono tenuti a verificare le certificazioni verdi COVID-19 con le modalità indicate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021.
Questa risposta fa presupporre che, per avere l’obbligo di richiedere il green pass, debba esserci la compresenza di due fattori: un gestore addetto alla vigilanza e un luogo adibito al consumo dei pasti. Di conseguenza, se prendiamo in considerazione gli spazi comuni, questi non avranno l’obbligo di seguire quanto detto dal Decreto – Legge del 23 luglio 2021 riguardo la certificazione verde.
Il discorso dei refettori, quindi, risulta essere delicato: in tale zona è necessario che vengano rispettati i protocolli già vigenti per i locali aziendali (uso di mascherine, evitare gli assembramenti, igienizzare mani e superfici, …) e, se possibile, dividere fisicamente le postazioni. Solo nel momento in cui si viene a creare un isolamento tra i lavoratori è possibile concedere il consumo del proprio pasto nell’area, sia che esso sia portato direttamente da casa, sia che esso venga fornito dal datore di lavoro sotto forma di lunch box. Per assicurare il totale rispetto del protocollo aziendale anti-Covid sarebbe opportuno assegnare ad un dipendente o ad un esterno il ruolo di vigilante, ma questo è di difficile realizzazione nella maggior parte delle aziende.
Non essendo obbligatorio dimostrare un’avvenuta vaccinazione, guarigione o esecuzione di tampone molecolare o antigenico al datore di lavoro, questo argomento ha dato adito a molte discussioni. Confindustria ha risposto a questa apparente incongruenza spiegando di aver individuato un maggior fattore di rischio nel momento della consumazione del pasto; questo perché può creare assembramento, contatti ed un minore utilizzo delle mascherine, al contrario del momento lavorativo.
Questo tipo di verifica implica una sorta di rapporto giuridico tra la figura del lavoratore e quella del gestore della mensa, ciò significa che quest’ultimo non deve trasmettere informazioni riguardanti le scelte personali del lavoratore. Inoltre, gli sarà imposto di rilevare e non conservare solo alcuni dei dati forniti: le generalità, l’autenticità della certificazione e la corrente validità della stessa. Perciò il datore di lavoro deve rimanere un soggetto terzo all’interno di questo discorso.
Un altro caso particolare chiarito da parte del Governo è quello riguardante i ristoranti all’interno delle strutture alberghiere, su cui troviamo un’altra FAQ specifica
Sono cliente di un albergo: posso accedere ai servizi di ristorazione riservati ai clienti dell’albergo, anche se non ho una certificazione verde COVID-19?
Sì, i clienti di una struttura ricettiva possono accedere ai servizi di ristorazione offerti dalla struttura esclusivamente per la propria clientela, anche in caso di consumo al tavolo in un locale al chiuso, senza mostrare una certificazione verde COVID-19.
Nelle strutture ricettive, infatti, l’accesso è riservato a chi è in possesso di una certificazione verde COVID-19 solo per quanto riguarda le attività al chiuso di piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra e centri benessere, per i quali l’articolo 9-bis del decreto-legge n. 52 del 2021 specifica che l’obbligo si applica “anche all’interno di strutture ricettive”.
Nel caso in cui, invece, i servizi di ristorazione della struttura ricettiva siano aperti anche a clienti che non alloggiano nella struttura, l’accesso sarà riservato soltanto a chi, cliente della struttura o cliente esterno, è in possesso di una certificazione verde COVID-19, in caso di consumo al tavolo al chiuso.
In conclusione, confrontando le casistiche, si può notare un’ampia gamma di circostanze differenti che hanno portato a decisioni non sempre univoche. È importante comprendere che il fine ultimo deve essere la messa in sicurezza dei lavoratori e lo stop della diffusione del virus, soprattutto dal punto di vista preventivo per le nuove varianti (come ad esempio la Delta) che risulta essere maggiormente trasmissibile e aggressiva per alcuni casi specifici. A tal proposito Confindustria si espone, dichiarando la necessità di dover estendere questo tipo di controllo anche al mondo del lavoro ad integrazione di Protocolli già esistenti.