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È iniziata la fase 2: riparto da me

di Luisa Fassino e Stefania Scuteri

È più di un mese che sono a casa e finalmente posso rientrare al lavoro. Speriamo che la produzione riparta a regime e non ci siano flessioni. Sono stato bene in famiglia, seguire i bambini è molto impegnativo e la giornata vola. Certo un po’ di noia in queste settimane tutte uguali. Ma oggi si riparte! Per evitare gli assembramenti, l’azienda ha deciso di ripristinare i turni, in modo da spalmare i gruppi di lavoro e darci la possibilità di essere più distanziati in linea. A me tocca il primo.

Io di solito arrivo preciso per bollare la cartolina un minuto prima, ma al tg parlano di misurare la temperatura all’ingresso del lavoro così parto dieci minuti in anticipo. Ma quali dieci minuti, a giudicare dalla coda che c’è alla porta sarei dovuto arrivare come minimo mezz’ora prima. Neanche fuori dal supermercato ho trovato questo casino. Poi come si fa a mantenere una fila ordinata a un metro di distanza, quando si arriva da tutti i lati del parcheggio. Come al solito c’è chi prova a fare il furbo, chi si mette troppo vicino per chiacchierare. Quello davanti a me è sudato e accaldato e non ha neanche la mascherina, mi ha detto che è perché ha fatto una corsa dalla macchina per evitare di arrivare tardi e che la mascherina tanto gliela danno all’ingresso.

[…]

8 ore con la mascherina, gli occhiali, i guanti, i DPI sono state estenuanti. Un collega chissà dove lungo la linea poi non faceva che tossire, “maledetta allergia” urlava dopo ogni starnuto.. io per paura non sono neanche mai andato a prendere il caffè e il pranzo l’ho mangiato in macchina.. ora non vedo l’ora di andare a casa a farmi una doccia e mi vien voglia di farla vestito. Se continua così avrò un esaurimento nervoso entro un mese…

Abbiamo provato a metterci nei panni di un lavoratore di industria al suo primo giorno di rientro, ma pensiamo che anche un impiegato d’ufficio possa rispecchiarsi in questo tipo di atmosfera. Forse abbiamo enfatizzato un po’ lo scenario: il nostro obiettivo è generare una riflessione sui cambiamenti a cui andremo incontro nelle prossime settimane, provando ad acquisire maggiore consapevolezza su quanto sarà importante presidiare il nostro livello di benessere, il nostro stato psico-fisico per affrontare il periodo senza esaurirci.

La tanto attesa riapertura è una fase delicata: non possiamo riaprire la porta e metterci a correre, ma neanche possiamo pensare di camminare sempre in punta di piedi.

Occorrerà che ciascuno di noi non sottovaluti l’emozione che sottende a un comportamento, nostro o di coloro con i quali saremo in relazione (amici, colleghi, familiari…).

Saranno proprio i comportamenti individuali che determineranno il successo o l’insuccesso delle prossime fasi, del nostro prossimo futuro. Da qui dobbiamo ri-partire.

Quel che è certo è che potremmo provare sentimenti diversi (rabbia, paura, incertezza) e manifestare altrettante diverse reazioni (di difesa, attacco o adattamento); dipenderà molto dalla personale percezione della realtà e del rischio, e da come siamo abituati a reagire agli eventi, a situazioni di disagio.

In altre parole, possiamo decidere di REAGIRE lasciandoci influenzare dal nostro ambiente sociale, aspettando che qualcosa capiti; che il meteo, l’economia, la politica, il virus, la sanità ci offrano la “soluzione”.

Ma quale potrebbe essere oggi la risposta, la soluzione al nostro disagio? Probabilmente che il virus sia stato annientato e che lo Stato si preoccupi di rimpolpare i nostri conti correnti, oggi impoveriti

Pensate davvero che costruendo la nostra vita emotiva intorno ai comportamenti di altri e subendone eventuali costi e conseguenze sia la soluzione migliore per noi, per il nostro benessere?

Francamente penso di no! L‘atteggiamento reattivo assolve da ogni responsabilità.

È solo riconoscendo la propria responsabilità, facendo in modo che le cose capitino, riprendendo il controllo di noi stessi che ci assicuriamo un approccio proattivo, che guarda al lato positivo della situazione e che ci pone nelle condizioni migliori per resistere e andare avanti.

Sarà utile incominciare a porci delle buone domande:

“Come posso esercitare la mia iniziativa in questa situazione?”

“Che cosa ho intenzione di fare per migliorare la mia situazione attuale?”

“Quali saranno i costi e le conseguenze per me e la mia famiglia se continuo così?”

Dopotutto possiamo avere responsabilità per alcune cose ma per altre no.

Se ci focalizziamo su ciò di cui non abbiamo il controllo, su ciò che non possiamo scegliere, decidere, fare…rischiamo di alimentare un tale e forte senso di impotenza che diventerà preludio per la depressione.

Il senso di impotenza ci impoverisce, ci spegne, ci annienta; aumenta la probabilità di farci ammalare, di demotivarci, di farci perdere di vista le priorità; ci rende meno lucidi e creativi, meno capaci di sviluppare buone relazioni.  La qualità delle relazioni è fondamentale per il nostro cervello.

Come allentare questa sensazione? Innanzitutto focalizzandoci su ciò che dipende da noi! E poi condividendo con qualcuno la nostra preoccupazione/sofferenza/la nostra paura; facilmente potremmo scoprire che si tratta di un nostro pensiero limitante, di una reazione emotiva eccessiva rispetto al reale.

Quando raccontiamo una paura, un dolore, una preoccupazione rilasciamo Ossitocina, un ormone che favorisce una sensazione di sicurezza, ridimensiona quella del dolore e della paura, abbassa i livelli di stress e di ansia facendoci sentire più coraggiosi, più capaci di affrontare la realtà, la situazione emotivamente difficile. In queste condizioni saremo in grado di trovare più facilmente una soluzione al problema che ci angoscia.

Avere un atteggiamento positivo non significa non tener conto delle difficoltà o dei problemi che oggettivamente caratterizzano le nostre vite (questo succede solo nel mondo delle favole); significa piuttosto rendersi conto che nelle condizioni per percepire la realtà in modo più ampio, e così ampio da scoprire di avere risorse sufficienti e responsabilità per agire sugli eventi in modo attivo e con un focus puntuale su ciò che NOI possiamo fare.

Guarda la registrazione del webinar “A ripartire sono io”, dedicato ad analizzare il rientro dal punto di vista umano. I nostri relatori hanno affrontato i temi sulla formazione, i rischi psico-sociali, il benessere individuale e collettivo, la comunicazione, la leadership.

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